L’epicondilite è una tendinopatia inserzionale dei tendini prossimali dei muscoli epicondiloidei del gomito (in particolare il muscolo estensore radiale breve del carpo, meno frequentemente l’estensore comune delle dita ed il supinatore). L’epicondilite è diffusa non solo ai tennisti (Tennis elbow) ma anche a diverse categorie di lavoratori che sono sottoposti a sovraccarico inserzionale come ad esempio i carpentieri, i pittori, gli orologiai o coloro che utilizzano molto computer e mouse. Tra gli sportivi sono interessati anche i nuotatori, gli schermidori e chi pratica attività di lancio (baseball, atletica).
Si ritiene che l’epicondilite sia dovuta a microtraumatismi ripetuti che sovraccaricano i tendini epicondiloidei a livello della loro inserzione prossimale omerale. Il perdurare di questi microtraumatismi determina, a lungo andare, fenomeni degenerativi tendinei di tipo tendinosico con o senza microcalcificazioni.
L’epicondilite si manifesta con dolore, in alcuni casi molto intenso, localizzato all’epicondilo omerale ed irradiato all’avambraccio. Al dolore si può associare diminuzione di forza e difficoltà a svolgere le comuni attività quotidiane, come girare una chiave o versarsi da bere. E’ importante porre diagnosi differenziale nei confronti di altre patologie che provochino un dolore riferito al gomito (neuropatie periferiche, radicolopatia cervicale C5-C6).
La diagnosi si effettua attraverso un accurato esame clinico che evidenzi dolore digito-pressorio a livello della regione laterale del gomito, esacerbato dall’estensione contro resistenza del polso ad avambraccio pronato, dall’estensione delle dita (test sul 3°dito) ad avambraccio pronato e gomito esteso e dalla pronazione forzata passiva. L’esame diagnostico principale è l’ecografia che può evidenziare l’eventuale presenza di tessuto tendinosico e di micro-calcificazioni tendinee.
L’epitrocleite è una tendinopatia inserzionale a livello dell’epicondilo mediale del gomito, 5-10 volte meno frequente dell’epicondilite. Interessa prevalentemente l’inserzione prossimale di Flessore radiale del carpo, Pronatore rotondo e Palmare lungo. Consiste in una sindrome da Overuse causata da ripetitivi stress in valgo al compartimento mediale del gomito e da instabilità legamentosa mediale e dal valgismo di gomito. Colpisce prevalentemente praticanti di:
• Golf
• Sport di lancio (baseball, lancio del giavellotto)
• Bowling
• Badminton
Si presenta con dolore mediale irradiato alla fascia volare dell’avambraccio ad insorgenza graduale, algida pressoria in sede di epicondilo mediale e tendinea preinserzionale. Il dolore si esacerba in pronazione contrastata e flessione di polso e dita contrastate. La Diagnosi Differenziale è con:
• Neuropatia del nervo ulnare alla doccia retro-cubitale (associata nel 40% dei casi)
• Lesione e/o instabilità del legamento collaterale ulnare
• Apofisite mediale (Little league elbow, Stress in valgo positivo a gomito flesso di 20-30 gradi, Algia ed ipostenia nella fase di accelerazione e lancio).
La terapia consiste in un protocollo integrato tra terapia farmacologica antiinfiammatoria topica e sistemica e terapie manuali e strumentali. In fase acuta è molto importante l’astensione o la diminuzione delle attività sovraccaricanti il gomito e l’utilizzo di tutore specifico per epicondilite. In questa fase si utilizzano le terapie strumentali (laser ad alta potenza, ultrasuonoterapia a freddo ed onde d’urto) associate a massoterapia decontratturante e cauti esercizi miotensivi. Una volta passata la fase acuta è importante proseguire gli esercizi specifici di stretching capsulare e delle catene muscolari ed iniziare il rinforzo della muscolatura dell’avambraccio (in acqua ed a secco) che inizialmente sarà di tipo isometrico. Nella fase finale la tonificazione diventa isotonica contro resistenza ed eccentrica. Nello sportivo è importante la correzione del gesto atletico se errato e l’ottimizzazione del materiale tecnico (tipo di racchetta e/o di impugnatura..). Un tempo queste patologie si trattavano con grande disinvoltura tramite infiltrazioni locali con cortisonici. Attualmente si tende a limitare il più possibile questa pratica per evitare ripercussioni negative sui tendini. A livello infiltrativo locale può essere invece utile un trattamento mesoterapico con un cocktail di antinfiammatori, miorilassanti, fisiologica ed anestetici locali.
Nei casi refrattari al trattamento conservativo di almeno 6 mesi si può ricorrere all’intervento chirurgico di scarificazione o microdebridment.