La tecnica di «needling» percutaneo consiste nello stimolo di un’area tissutale mediante il passaggio ripetuto della punta di un ago. Il movimento continuativo di “vai e vieni” provoca infiammazione “controllata” dei tessuti degenerati e un micro sanguinamento che favorisce l’afflusso di fattori di crescita, utili alla rigenerazione/riparazione, proliferazione di fibroblasti e produzione di collagene.
L’obiettivo del needling percutaneo è, quindi, quello di favorire la “guarigione” di patologie degenerative o zone fibrotiche inerenti all’apparato muscolo-scheletrico, ma può essere efficace anche nella riparazione di lesioni parziali tendinee e legamentose.
Tra le patologie trattabili annoveriamo le tendinosi (ad esempio della cuffia dei rotatori o del tendine d’achille), le entesopatie (come la sindrome retto-adduttoria o l’epicondilite), le fibrosi a legamenti, fasce e muscoli (come le fibrosi cicatriziali dopo lesione muscolare), le piccole calcificazioni e le lesioni parziali tendinee. Il Needling è particolarmente efficace in traumatologia sportiva e, in generale, nei pazienti sotto i 60 anni, che risultano maggiormente “responsivi” alla stimolazione rigenerativa.
In contemporanea al trattamento di needling possono essere iniettate sostanze terapeutiche quali collagene, acido ialuronico o PRP che amplificano in processo riparativo, favorendo un migliore risultato clinico. L’esecuzione del trattamento in eco guida permette maggiore efficacia e precisione, evitando nel contempo di pungere le strutture vicine.
Gli effetti collaterali sono rari; i principali sono ecchimosi cutanea e transitorio incremento del dolore (per 24-48 ore), trattabile mediante ghiaccio o paracetamolo.
Infine, il needling percutaneo e le infiltrazioni ecoguidate, sono proposte in abbinamento a specifiche tecniche riabilitative come l’esercizio eccentrico, la kinesiterapia e la terapia manuale che, complessivamente, agevolano il recupero funzionale.