La distorsione di caviglia è un evento molto frequente sia nello sport che nelle attività quotidiane. Essa rappresenta circa il 20% di tutti i traumi sportivi, con maggior incidenza nel basket, nella pallavolo e nel calcio. Circa l’85% delle distorsioni avviene in inversione (sopratutto per motivi di tipo anatomico e perchè vi è una prevalenza nella popolazione del morfotipo cavo-supinato), con interessamento prevalente del compartimento esterno della caviglia. Nella maggior parte dei traumi acuti vengono coinvolte strutture capsulo-legamentose, meno frequentemente si possono associare fratture o lesioni cartilaginee. I legamenti maggiormente interessati da lesione sono il Peroneo-Astragalico Anteriore (LPAA), il legamento Deltoideo e la Sindesmosi Tibio-Peroneale. I fattori di rischio che predispongono alla distorsione di caviglia sono:
- Piede cavo-varo
- Lassità legamentosa
- Terreni irregolari e tipo di sport
- Instabilità cronica di caviglia
La classificazione anatomo-patologica (Lanzetta, 1977) dei traumi acuti in inversione è la seguente:
0°- non lesione legamentosa
1°- lesione parziale del LPAA
2°- lesione del LPAA e del LPC
3°- lesione del LPAA, del LPC e del LPAP
In base a criteri temporali le distorsioni di caviglia si classificano in:
- acute
- recenti su traumi distorsivi precedenti (entro 1 aa)
- instabilità croniche (CAI – Chronic Ankle Instability)
La diagnosi è clinica attraverso attenta anamnesi ed esame obiettivo, con l’ausilio di valutazioni strumentali come l’ecografia, l’RX (standard e funzionali) e la RMN nei casi più gravi.
La trattamento è nella maggior parte dei casi conservativo, basato sulle terapie manuali e strumentali, associate all’esercizio terapeutico. Il trattamento deve essere adeguato e tempestivo, considerando che fino al 40% dei traumi distorsivi esitano entro un anno in instabilità cronica di caviglia (CAI).
Il protocollo riabilitativo dopo distorsione si suddivide in fase acuta (3-7 gg), fase subacuta (7-15 gg) e della guarigione (15-30 gg).
In fase acuta il primo presidio è il protocollo Police con un periodo di riposo, carico protetto per breve periodo, utilizzo di ghiaccio e bendaggio compressivo per 3-5 giorni. In questa fase sono utili antinfiammatori ed antiedemigeni, Terapie Fisiche (Ultrasuoni, Tecar e Laserterapia) e massaggi di scarico.
In fase subacuta, quando cominciano ad attenuarsi l’edema e il dolore, si concede il carico progressivo con l’ausilio di cavigliere a gusci laterali. Si introducono esercizi di mobilizzazione articolare, prima passivi, poi attivi in prono-supinazione e flesso-estensione e precocemente esercizi propriocettivi con asciugamano e tavolette instabili, da svolgere con carichi progressivi partendo dalla posizione seduta, per poi passare al carico bipodalico e infine monopodalico. Scomparso il dolore si parte con il rinforzo muscolare tramite esercizi isometrici contro lo stipite della porta, isotonici con elastici e con alzate sui talloni e sulle punte. Sono da rinforzare inoltre anche i muscoli glutei. Se persiste dolore da versamento articolare o danno cartilagineo associato, può essere utile eseguire infiltrazioni articolari con steroide, ac. ialuronico o collagene.
Nella fase della guarigione si concede la corsa rettilinea e solo successivamente i cambi di direzione. Infine si introducono gli esercizi pliometrici (salti), i balzi laterali e le attività sport-specifiche.
Il trattamento chirurgico è riservato in casi selezionati (distorsioni di 3° grado nello sportivo) ed in caso di instabilità meccanica e funzionale associate, nonostante un trattamento riabilitativo di almeno 3 mesi:
- Ricostruzioni anatomiche (generalmente da preferire)
- Ricostruzioni non anatomiche tipo tenodesi (da scegliere in caso di instabilità di tibiotarsica e sottoastragalica associate).